Forza, Atalanta. Regoliamo i conti con la Lazio: i ventimila dell’Olimpico aspettano la loro rivincita

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N on è una finale di niente. E di sicuro non sarà decisiva su nulla, mancando ancora, dopo di questa, undici partite. Non sarà decisiva per lo scudetto della Lazio, né per la Champions dell’Atalanta. In fondo, è solo una partita di calcio bella, difficile per entrambe, importante per entrambe. Però, Atalanta-Lazio ormai non è solo una partita di calcio. Non lo è da sempre, perché Bergamo e Roma, calcisticamente, sono molto meno che amiche. Non lo è definitivamente più dal 15 maggio dello scorso anno, da Atalanta-Lazio finale di Coppa Italia, da quel fallo di mano non rilevato, e il resto lo conosciamo già. Ventimila bergamaschi in lacrime per la sconfitta all’Olimpico, Lotito che in un video mezzo rubato prende per i fondelli Gasperini con Inzaghi, mentre si coccolano un trofeo vinto in quel modo un po’ così. Che poi fu una gravissima svista arbitrale: alla storia non è stato consegnato giudizio diverso da questo. Anche se ormai la vulgata da bar e da social ha già scritto la sentenza passata in Cassazione: furto, fu. Furto o no (e noi restiamo convinti che, anche se il calcio italiano in passato ci ha dimostrato il contrario, i complotti sono buoni più per le serie tv che per la realtà), quella partita ha irrimediabilmente messo Atalanta e Lazio su due sponde diverse. Una di qua e l’altra di là, senza possibilità di rimedio, ma solo con possibilità di rivedersela sul campo.