Gasp, Gomez e il turno di riposo: scelta inevitabile (e utile, verso Amsterdam). Il «ruolo» dei tifosi e la «hambre de gloria»

Articolo.

Lettura 3 min.

V ista e rivista, la conferenza stampa di Gasperini prima della partita contro l’Udinese era un po’ quello che ci voleva. Non ha parlato di «pace», perché in una fase così suonerebbe fasulla. Una di quelle tregue armate che reggono sempre lo spazio di uno spot: tempo di cominciarle, sono già finite. Gasperini ha usato parole normali: né zucchero per addolcire la situazione, né sale e pepe per rincarare le difficoltà di Gomez. Ha usato, sul capitano, parole di grande stima. Non di comprensione per l’accaduto, perché ognuno è giusto che faccia il suo mestiere e in normalità il capitano situazioni del genere le previene, o in caso le risolve. In questo caso l’ha causata e, pur con tutte le attenuanti che gli vanno riconosciute, per l’attaccamento alla maglia, per tutto quel che ha fatto sul campo per l’Atalanta, è ovvio che non gli si possa che riconoscere il torto. Ma ci sono dei però, perché la mossa di Gasperini di non convocare Gomez va letta ben oltre la superficie.