La crescita dell’Atalanta: è una grande che «si sente» una grande. Riflessioni su Sportiello, Hateboer e gli obiettivi...

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P ensate a quella maledetta finale. Pensate al 3-0 dell’anno scorso, diventato 3-3. Pensate al secondo tempo di questa partita, con la Lazio che ci prova e piazza un golletto, peraltro meritato. A quel punto potevano succedere due cose: la ripetizione di un copione già visto, e la rimonta laziale. Oppure l’Atalanta che riprende in mano la partita, e in quattro e quattr’otto pianta nella schiena dell’avversario la coltellata che psicologicamente stronca la spinta emotiva della Lazio. Finita lì, di fatto, una partita che l’Atalanta ha vinto col cinismo delle grandissime. Cinismo già visto in qualche occasione passata, ma con un evidente upgrading: un conto è vincere «da grande» partite faticose, quelle che in qualche modo metti un gol e la porti a casa. Un conto è vincere di cinismo all’Olimpico, in casa della Lazio, mentre gli altri collezionano occasioni e te collezioni gol. In fondo a questa serata - e in fondo alle prime due partite - la sensazione netta è che l’Atalanta sia cresciuta di livello. Stessi protagonisti, più o meno, stesse montagne di gol segnati, ma una crescita che ora proviamo a mettere giù per punti, anche se a caldissimo.