La vittoria dell’Atalanta è di Carnesecchi e delle scelte di Gasp: la rosa cresce. E quant’è profonda quella gioia per Bakker

commento. L’editoriale post partita

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N o, non sarà questa partita a popolare i sogni dei tifosi atalantini nel futuro. Ma la strada delle grandi squadre è lastricata anche di serate così, poco brillanti, o brillanti solo a sprazzi, ma che alla fine anche dentro una storia un po’ avventurosa terminano con 3 punti nel cassetto, e buonanotte. Certo, molti se non tutti si sarebbero aspettati l’Atalanta che asfalta tutto e tutti, quella sorta di schiacciasassi visto nelle ultime partite. Ma le squadre di calcio sono costruite con uomini, non con algoritmi. E gli uomini non fanno sempre le stesse cose, non sono sempre nella stessa forma, fisica o mentale. Altrimenti qualsiasi sport e qualsiasi confronto finirebbe sempre con l’esito più prevedibile. L’Atalanta è stata più bella altre volte. Ma ha vinto anche stavolta. Ed escludiamo che di mezzo ci sia l’argomento che magari utilizzerà qualche superficiale affezionato a schemi ammuffiti: la sottovalutazione dell’avversario, la presunzione. Le partite sono sempre determinate da temi tecnici, e non sempre si può stravincere: per i 3 punti basta vincere. Soprattutto quando hai un portiere che si chiama Carnesecchi e para tutto il possibile. Ma no, non ci fermiamo qui.

1. Le scelte di Gasp

Tantissimo da dire c’è sulle scelte di Gasperini, molto significative. La prima, che ha stupito tutti al punto da temere un infortunio in extremis, è l’esclusione dalla formazione iniziale di Marten de Roon.