U na cosa la sappiamo, e non la smentirà mai nessuno. L’Atalanta ci sarà anche dopo Gasperini. E se davvero quest’epoca finirà, come dalle voci di queste ore pare ormai molto probabile se non sicuro, non vediamo una sola ragione per la quale l’Atalanta debba ridimensionarsi dopo Gasp. Prendete l’edizione cartacea de L’Eco di Bergamo e leggete i dati dell’ultima trimestrale di bilancio della società di Zingonia. Dati incredibili: il fatturato sbriciolerà il record precedente superando i 300 milioni di euro, l’utile dopo le tasse sfiorerà i 40 milioni di euro. Perché ora bisognerebbe operare per tornare indietro, vincere meno e perdere le posizioni che si sono guadagnate? Una stagione storta può capitare, certo, ma non perché la si pianifica a tavolino. Nel calcio la decrescita è sempre e solo infelice. Sentiamo già l’obiezione: quei soldi sono tutto merito di Gasperini. Obiezione accolta, vostro onore, ma solo in parte. I meriti di Gasperini in questa crescita vorticosa dell’Atalanta sono innegabili, e se addio sarà, arriverà anche il momento di dar loro una forma definitiva, dentro la storia nerazzurra. Gasperini è stato allenatore, motivatore, portatore di una filosofia che ha sì applicato al calcio, ma che è buona sempre, ovunque: nel dubbio, punta in alto, migliorati, cresci. Provaci, e poi riesci.