L’Atalanta dal punto più basso all’inizio (speriamo) della risalita: il tasso tecnico è decisivo, e Boga (così) è utile

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Q uando sei in vetta puoi solo scendere, ma quando sei in fondo puoi solo risalire. Il punto finale della partita di Bologna è questo. L’Atalanta del primo tempo è un punto basso. Ma molto basso. Difficile dire se sia stato il più basso della parabola di questi mesi, o dei mesi intercorsi dal girone di ritorno dell’anno scorso in poi. Ma di certo è stato un tempo sconfortante, così come confortante è il secondo. Perché in mezzo a mille fatiche si è vinto, anzitutto. E adesso la classifica dice quinto posto a pari merito con la Lazio (che però è in vantaggio avendo vinto a Bergamo) e la Roma (con cui l’Atalanta è avanti per aver vinto all’Olimpico), e Champions League che è a soli tre punti di distanza. Cioè, tradotto, Atalanta in pienissima corsa per un posto in Europa, con la prima delle escluse che ora è staccata di sei punti. Non è niente di deciso né di decisivo, ma sei punti non sono una barzelletta, e di sicuro non fanno ridere chi li deve recuperare. Detto questo, avanti per punti dopo la fine di questo prologo.

Dal punto più basso

Il primo tempo è stato un concentrato di tutto quel che di brutto l’Atalanta sa fare, quando le cose non girano. La difesa che prende gol nei primi minuti, per la ennesima volta. Un gioco lento e prevedibile in maniera estenuante. Una formazione che non convince in partenza, perché le due punte di peso finiscono inevitabilmente per pestarsi i piedi, e quella che più si decentra (nel caso Zapata, comunque in forma molto, molto precaria, pure troppo) finisce per pagare il conto.