L’Atalanta è scesa dalla sua vetta. Anzitutto, grazie. Poi, qualche riflessione su come rimettersi sul sentiero in salita

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E niente, l’anno prossimo campionato e Coppa Italia, com’è sempre stato prima di questi anni da favola. La prima parola da dire, a tutti, è “grazie”. Grazie perché nonostante i tantissimi problemi, e qualche errore, l’Atalanta è arrivata a una giornata dalla fine a giocarsi ancora l’Europa. La sesta consecutiva, dopo che la si aspettava da trent’anni. Basta questo per dire e definire la grandezza del cammino compiuto. E’ stata una vetta, di quelle grandiose e col panorama mozzafiato, e dopo la vetta non resta che scendere. Quanto più la discesa è ripida e rapida, tanto più si arriverà in fondo con le gambe distrutte e, magari, la necessità di cambiare le scarpe. L’Atalanta ha fatto una discesa rapida e ripida, niente da dire. Ma complice la lentezza delle altre, è rimasta in corsa per l’Europa, fino a sfiorarla. Le discussioni sulle partite di fine stagione sono sempre infinite, e stucchevoli. Le differenti motivazioni fanno, per definizione, la differenza alterando i valori in campo. Inutile piangere su quel che forse è successo a Firenze: a Bergamo è stata partita vera, verissima. Utile, invece, piangere sulle mille partite buttate al vento, sui mille punti non conquistati con le piccole, sulla poca capacità di variare il tema tecnico delle partite, sulla ripetitività cronica di situazioni tattiche che hanno prodotto parecchi danni. Su questo occorre riflettere, riflettendo certo anche sui danni “esterni”, come quelli arbitrali, ma concentrandosi di più, se si vuol porre le basi per una ripartenza seria, su ciò che si è sbagliato in casa.

E’ andata dunque così, e ok. Quel che ora speriamo accada dalle parti di Zingonia, è un’analisi di questa stagione che prescinda completamente dal risultato. La si sarebbe dovuta fare anche in caso di sesto, o settimo posto. Forse, l’ottavo in questo senso aiuterà e non è per forza una cattiva notizia. La mancata Europa è, da un certo punto di vista, anche un mancato alibi. Perché è chiaro che l’Atalanta ha vissuto un girone di ritorno che nessuno avrebbe preventivato dopo un’andata da record. Quel che sembrava sempre possibile – togli un titolare e ne metti un altro e l’esito è sempre positivo – di colpo è svanito. Premessa: qui non cercheremo colpevoli. La colpa si dà all’asilo. E nemmeno daremo voti. I voti si danno alle elementari. Qui – e nei prossimi giorni molto più analiticamente, tema per tema - cercheremo di capire semplicemente cosa è capitato, partendo da inizio stagione, quando i risultati hanno forse illuso che certe decisioni non avrebbero presentato il conto. Andiamo per punti, e per ruoli.