L’Atalanta, la partita d’esordio, il mercato, le tensioni: l’editoriale di inizio stagione

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C ominciare bene è importante, ma in fondo il concetto è caricato di eccessiva retorica, e in una stagione di 38 partite, sul bilancio generale, conta niente o quasi. Affrontare il Torino adesso può essere una fortuna regalata dal calendario. Perché per un’Atalanta incerottata più del previsto, c’è un Torino che sembra ricordare la prima Atalanta di Gasperini, ovviamente alle prese con le difficoltà fisiologiche dato il radicale cambio di gioco e di mentalità. In più, Juric lamenta apertamente lacune lasciate nella rosa dai mancati arrivi di mercato: l’occasione per partire con tre punti, dunque, sembra esserci, a prescindere dai rispettivi cerotti. Partiamo da qui, perché c’è un malcontento che striscia parecchio attorno al mercato dell’Atalanta. E’ stato un mercato strano, ondivago. Partito quasi con l’obiettivo dichiarato di cedere Gosens, e invece no. Romero: il nome al centro del mercato per settimane è stato questo, tra pompieri in servizio permanente effettivo (“Romero resta”) e chi più realisticamente dipingeva la situazione: non partendo Gosens, era fisiologico che a partire potesse essere il giocatore più richiesto sul mercato. Prima dal Manchester, poi dal Tottenham, che ha fatto sul serio avvicinandosi tantissimo al prezzo fissato da Zingonia dopo l’exploit del Cuti in Coppa America. Demiral va scoperto, ecco perché la prudente operazione sul prestito, anziché un investimento subito, secco. Che si sarebbe potuto fare per il giovane Botman, ma è chiarissimo che questo mercato ha avuto una regola quasi ferrea: prendere giocatori che conoscano già la serie A.