L’Atalanta vince, ma pare svuotata. Riflessioni sulla partita, le scelte, i «vecchietti» e lo stadio di Salerno

commento.

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L asciamo stare tutto. Lasciamo stare il risultato, e pure la retorica ammuffita della grande squadra che vince così, quando gioca male. Mettiamo da parte tutta questa roba, che annebbia il cervello e non aiuta a capire la realtà. Perché l’Atalanta di Salerno è stata troppo brutta, svuotata, per riuscire a non scrivere quel che stiamo scrivendo, «solo» perché alla fine s’è vinto. I dati ci diranno un po’ di più, ma a caldo è chiarissimo che l’Atalanta ha vinto avendo rischiato molto più di perdere che di vincere. L’Atalanta ha vinto perché è stata fortunata, in una partita in cui, se siamo onesti occorre ammetterlo, alla Salernitana sarebbe forse andato stretto persino il pareggio. Ragioniamo per punti.

1. Testa e gambe

Dopo la partita gagliarda di Vila-Real tutti si aspettavano un’Atalanta rigenerata. Stanca di sicuro, ma rinfrancata nella testa, restituita a se stessa da quel 2-2 strappato ai detentori dell’Europa League. Invece, la vera Atalanta non s’è vista nemmeno per un minuto. Probabilmente contro questa Salernitana - che è fatta di tanta buona volontà e poco più - sarebbe bastata una mezzora fatta bene, come in Spagna. Invece, il mistero: una delle peggiori prestazioni dei cinque anni di Gasperini. Una squadra non organizzata, lunga, lenta, nemmeno leziosa perché per essere leziosi occorre avere almeno l’istinto di tentare cose belle. Invece l’Atalanta è parsa quasi subito innervosita, tesa più alla protesta verso l’arbitro (...e forse non è stata un’idea geniale insistere per una settimana contro gli arbitri) che capace di organizzarsi per bene, con ordine, con l’intensità sufficiente per tener dietro la squadra di Castori. Cosa ci sia «dietro», non lo sappiamo. Constatiamo che non è la prima volta che l’Atalanta sembra involuta in questa fase di stagione. Le attenuanti certo non mancano, e non le dimentichiamo (competizioni estive, preparazione arrangiata, infortuni, la squalifica di de Roon) ma così è davvero un po’ troppo brutta per essere vera.