Questa è Champions, l’Atalanta deve tornare intensa. Altrimenti si fa dura qualsiasi partita

commento. Il pre partita di Roberto Belingheri

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L a fisionomia tecnica e tattica dell’Atalanta comincia a farsi chiara, ed è possibile, persino probabile, che dentro un calcio non modernissimo e tendenzialmente equilibrato (basta un occhio alla classifica) come quello della Serie A, questa Atalanta possa ritagliarsi di nuovo uno spazio nelle posizioni che contano. Specie se nel lungo periodo Lazio e Fiorentina non dovessero riprendersi e, chissà, qualche big - Roma in primis, che a gennaio non potrà spendere - dovesse rallentare. Qui però non parliamo di Italia, ma di Europa. Qui parliamo di Champions League, dove tutto si fa più complicato, dove i ritmi di gioco sono più alti e difficilmente «frenabili», dove aspettare spesso diventa letale più per se stessi che per gli avversari. In Europa gli avversari tocca batterli sul piano del gioco più che speculare sui loro difetti. Questo per dire che stasera per battere il Bruges e rimettersi in cammino dopo l’ovvio ko di Parigi l’Atalanta dovrà fare uno step di crescita sul piano dell’intensità e delle idee di gioco. Soprattutto sul piano dell’intensità della proposta, della velocità in cui la palla circola e risale il campo. Abbiamo con gli anni imparato ad apprezzare l’enorme differenza tra il calcio italiano e quello internazionale, soprattutto quello di Champions, dove squadre deboli di fatto non esistono e dove spesso le meno forti sanno compensare il gap proprio con la corsa, con l’intensità, con la foga con cui giocano. L’ha fatto anche l’Atalanta. Anzi, l’Atalanta è stata maestra in questo.