Valencia a porte chiuse, la doppia lezione spagnola e la caciara del calcio italiano

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D ue lezioni da imparare, da Valencia. La prima: quasi sempre, la dietrologia è un sentiero che porta fuori strada. Nei giorni scorsi da più parti si erano levati i «soliti sospetti» da social: ci terranno a casa, troveranno il modo per penalizzare l’Atalanta, ecceteraeccetera. Cose tipicamente italiane: chi è abituato a comportarsi in un certo modo, finisce per attribuire anche agli altri quei comportamenti. Probabilmente in Italia avremmo cercato la scappatoia per tenere a casa i tifosi ospiti «untori» e far entrare i nostri «sani», per trarne un vantaggio. D’altra parte, le vicende di questi giorni, con le infinite liti sul calendario della serie A, raccontano questo. Da Valencia, invece, a una settimana dalla partita arriva la scelta che taglia la testa al toro: il ministro della Salute chiede le porte chiuse. Raccomanda, dicono i giornali. Questo significa che l’Uefa, organizzatrice del torneo, dovrà obbligatoriamente adeguarsi? Vedremo.