Atalanta, per i difensori numeri da urlo: fermare il Bayer è possibile

scheda. L’hub statistico dell’Atalanta verso la finale di Europa League è dedicato ai difensori.

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L’ Atalanta ha centrato due finali e la qualificazione alla Champions League anche perché in fase difensiva ha lavorato meglio che in passato. Colmando alcune lacune sul piano tattico e sfruttando le caratteristiche di giocatori capaci di fare il salto di qualità e di scelte vincenti fatte nelle ultime due sessioni di calciomercato. Con 39 gol subiti in 36 partite di campionato c’è ancora la possibilità - tenendo la porta inviolata contro Torino e Fiorentina - di eguagliare il record della stagione 2017-2018. Non solo: in Europa League i nerazzurri hanno tenuto la porta inviolata in 5 partite su 12, subendo 8 gol. Si può dire tranquillamente che l’Atalanta non sia più quella squadra che deve segnare una rete in più degli avversari per vincere le partite.

Un miglioramento di questo tipo non può che avere meriti ben distribuiti: Gasperini e il suo staff hanno evidentemente lavorato su alcune delle lacune che hanno penalizzato l’Atalanta nelle scorse stagioni. Un lavoro messo in pratica dai giocatori sul campo, con i risultati che vogliamo provare ad analizzare nei loro numeri.

I numeri dell’Atalanta

Con i problemi di Toloi e Palomino che hanno condizionato la stagione del reparto difensivo dell’Atalanta, sono diventate cruciali le prestazioni di Djimsiti, Scalvini e del nuovo arrivato Kolasinac. A cui si è aggiunto Hien nel mercato di gennaio: un’operazione decisiva, forse in ritardo rispetto alle attese del mercato estiva. Determinante per il grande finale di stagione della squadra, anche perché lo svedese si è fatto trovare pronto fin da subito, senza mai subire la pressione del salto di categoria: dalla lotta per non retrocedere alle partite giocate contro Sporting, Liverpool e Marsiglia. Sempre titolare tranne che al Vélodrome, quand’era squalificato. Senza dimenticare il contributo di Marten de Roon, necessario per tappare i buchi lasciati da Scalvini prima e Kolasinac in alcuni momenti decisivi di una stagione in cui da febbraio in poi è stato impossibile tirare il fiato. Se l’entusiasmo è esploso, la condizione fisica dei calciatori ne ha risentito e sarebbe strano il contrario.