Il grave errore di Gasp e la «rigidità» del quarto uomo: risultato, mister in tribuna. La squadra dimostri di essere più forte

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I l talento calcistico di Gian Piero Gasperini è conclamato, così come il suo carattere fumantino ormai è noto a tutti. Ma non c’è genio che, in qualche sua espressione, non sia sopra le righe. Si tratta di gestirne gli estremi, senza rinunciare ai lampi che lo rendono unico. Che Gasperini sia unico lo dimostra la sua capacità di trasformare l’Atalanta da quello che è stata per 109 anni nel fenomeno calcistico di oggi. L’espressione «c’è un’Atalanta prima di Gasp e un’Atalanta da (dopo) Gasp» è ormai patrimonio di qualsiasi appassionato. Ma poi ci sono i segni caratteriali dell’uomo. Bergamo ha ormai imparato a gestirli, ma per esempio gli arbitri (diciamo un po’ di arbitri, non tutti...) faticano ad accettarli: il loro rapporto con Gasp dev’essere «neutro» e questo complica le relazioni. Domenica, per esempio il tecnico dell’Atalanta è stato espulso «per aver contestato con veemenza l’operato del Var, infrazione rilevata dal Quarto Uomo».