Atalanta, a che punto è la crescita di Scamacca rispetto al gioco di Gasp? Dati, grafiche, e un parallelo col basket

scheda. L’approfondimento di Gianluca Besana

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L e parole pronunciate da Spalletti per giustificare la mancata convocazione con la nazionale di Gianluca suonano come una sentenza: ”Scamacca per un periodo non ha giocato. Quando l’ho portato non mi è sembrato che abbia espresso il meglio di se stesso. Bisogna avere la capacità di dare subito l’impressione di essere al livello della Nazionale. Noi giochiamo la prima partita e questo può compromettere tutto”. Parole che ovviamente non potevano lasciare indifferenti i tifosi dell’Atalanta, che all’attaccante romano sono particolarmente affezionati. Da quando è approdato in nerazzurro, Gianluca ha dato luogo a diversi fraintendimenti, nella maggior parte dei casi dettati dall’ingente esborso economico che il club dei Percassi ha versato nelle casse del West Ham. Il ragionamento riduttivo e semplicistico ha più o meno funzionato così: “Se l’Atalanta lo ha pagato tanto, deve sapere fare tutto, e lo deve saper fare bene”. In questo modo si è tralasciato di indagare le caratteristiche peculiari del giocatore. In pochi si sono chiesti, ad esempio, che “tipo” di attaccante fosse Scamacca; se fosse l’esatta replica (sempre che nel calcio si possano poi fare ragionamenti simili) di Zapata o fosse qualcosa di diverso; sul perché il West Ham avesse deciso di privarsene, di fatto bocciandolo, dopo un solo anno di permanenza tra le file dei londinesi. Soprattutto in pochi hanno ragionato su un aspetto tra i più importanti: quanto Gianluca deve cambiare per diventare “qualcosa” di utile a Gasperini, e quanto il tecnico di Grugliasco può adattare il suo stile di gioco per far emergere le caratteristiche migliori dell’attaccante romano. Tutti argomenti già trattati qui su Corner, ma che forse meritano una revisione ed un approfondimento ulteriore. Cominciamo quindi la nostra analisi, e questa volta lo faremo in un modo del tutto inconsueto rispetto al solito, ovvero, parlando di un altro sport: il basket. Il centro (o pivot) è un ruolo che più o meno tutti conosciamo. Si tratta del giocatore deputato a giocare sotto il canestro, solitamente il più alto della squadra, con una statura compresa tra i 2.08 e i 2.16 metri. Tra le sue abilità devono prevalere la capacità di tener testa al pari ruolo della squadra avversaria, di eseguire il tagliafuori (ovvero, quando ci si frappone fra avversario e canestro, costringendolo a restare a contatto con la propria schiena ed impedendogli così di andare facilmente a rimbalzo), la capacità di giocare spalle al canestro, il tiro dalla breve distanza, e molte altre cose.

Una concezione più moderna di questo ruolo si basa sull’utilizzo di giocatori meno dotati fisicamente, ma con più “predisposizione” al rimbalzo, e quindi a fare a sportellate con gli avversari. Questi “nuovi centri” hanno solitamente maggiori capacità dal punto di vista tecnico, e sono più funzionali per praticare uno stile di gioco più veloce e basato sul contropiede.

Vi chiederete ora quale possa essere il nesso tra Scamacca ed un pivot. La risposta è semplice. Tra il ruolo di un centro nel basket, ed un centravanti al quale viene richiesto di accorciare a metà campo per far salire la squadra, le analogie sono molte.