A distanza di qualche ora dal fischio finale, la vittoria contro il Cagliari merita una lettura più strutturata. Il risultato ha confermato l’importanza dei tre punti in un momento delicato della stagione, ma ha anche messo in luce dinamiche che vanno oltre il semplice 2-1 finale. La partita ha raccontato un’Atalanta capace di produrre molto, soprattutto nel primo tempo, ma anche costretta a convivere con un inevitabile calo fisico nella ripresa, figlio di una gestione delle energie resa complessa dal calendario. Dentro questa cornice si inseriscono alcuni temi chiave che aiutano a comprendere meglio l’andamento del match e, più in generale, lo stato attuale della squadra. Dalla gestione dei ritmi alla centralità del tridente offensivo, passando per il peso delle rotazioni, il rapporto tra dominio territoriale ed efficacia e la capacità di reagire nei momenti di difficoltà, questa partita offre spunti utili per valutare il percorso dell’Atalanta nel medio periodo.
La partita ha preso una direzione chiara già nel primo tempo, quando l’Atalanta ha imposto controllo territoriale, ritmo e qualità nella circolazione del pallone. La squadra ha occupato stabilmente la metà campo avversaria, ha mosso il possesso con buona velocità nonostante gli spazi stretti e ha creato un volume di occasioni nettamente superiore rispetto al Cagliari. I dati hanno confermato questa sensazione, con un valore di Expected Goals già molto alto all’intervallo e diverse conclusioni arrivate da zone favorevoli. Il tridente offensivo ha funzionato con continuità, grazie a rotazioni efficaci (ad esempio l’occupazione coordinata degli spazi a sinistra con i movimenti di Kolasinac, Bernasconi, Lookman), movimenti coordinati (la mobilità su tutta la trequarti di CDK), e alla capacità di Scamacca di dare profondità e appoggio alla manovra.