E’ inutile girarci attorno, la netta sconfitta subita contro il Bologna ha ridimensionato (e di parecchio) le ambizioni europee dell’Atalanta di Gasperini. Sia chiaro, la squadra nerazzurra occupa ancora la sesta posizione in classifica, e con i suoi 48 punti resta a “sole” quattro lunghezze di distanza dall’Inter quarta in classifica, che al momento è l’ultima squadra ad occupare una posizione utile per partecipare alla prossima Champions League. La matematica dunque non la pone fuori dai giochi, anzi, tutt’altro. A rendere però molto complicati discorsi legati a una qualificazione alle prossime competizioni europee (tutte, e non solo la Champions) è però quanto si è visto nella gara giocata sabato al Gewiss, che fa il pari con altre giocate in stagione. Difficilmente questa Atalanta riuscirà a piazzare lo “scatto Champions”, e potrebbe anche fare molta fatica a difendere la sua attuale posizione in classifica dalle squadre che le stanno dietro. Dopo la partita giocata contro il Bologna, a qualcuno saranno tornate in mente le parole che Gasperini pronunciò quest’estate, relative ad un gruppo che “aveva dato tutto”. La sensazione generata dalla partita giocata e persa contro il Bologna è stata proprio quella: una squadra in netta fase calante, contro un’altra in netta crescita. In molti ora potranno obiettare che messa in questo modo, la visione che se ne ottiene è troppo pessimistica. In realtà, bisogna riflettere su come quest’Atalanta ha fatto gran parte dei suoi 48 punti, ovvero praticando il gioco speculativo che ha caratterizzato la prima parte della stagione. Senza i punti guadagnati in quel modo l’Atalanta ora non starebbe sicuramente lì, perché da quando Gasperini si è rimesso a praticare il suo gioco, l’Atalanta ha avuto un cammino più stentato e in molte partite ha dimostrato che una parte consistente dei suoi giocatori non è più grado di sostenere lo sforzo fisico che quell’idea di gioco richiede.