Atalanta, i dati raccontano la crescita di Romero. Meno falli? No, di più. Ma meno cartellini e più palle intercettate

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L a partita contro l’Inter ha tolto ogni dubbio: Cristian Romero è il difensore che l’Atalanta cercava, il difensore di cui aveva bisogno. Dopo qualche partita di rodaggio, l’argentino è ormai a tutti gli effetti il titolare al centro del reparto, sarà lui ad occuparsi del grande attaccante che, giornata dopo giornata, la squadra di Gasperini troverà di fronte. Domenica è toccato a Lautaro Martinez trovarsi di fronte Romero, tra l’altro suo connazionale, che non gli ha mai permesso di correre in profondità, controllare un pallone spalle alla porta. Peccato solo per l’azione del gol, in cui l’attaccante dell’Inter si è trovato accoppiato con Djimsiti, sicuramente meno rapido. Ma che partita di Romero. È un classe 1998, ma già leader della difesa, carismatico, capace di prendersi responsabilità importanti in partite importanti, come quella di domenica. Basti pensare a tutto ciò che è successo negli ultimi venti minuti: l’Atalanta con un assetto parecchio offensivo, l’Inter con ampi spazi in contropiede e l’argentino sempre pronto ad intervenire per bloccare l’azione d’attacco. Nella mente di molti tifosi sarà rimasto, sicuramente, il contrasto contro una montagna come Lukaku, nel finale di partita: il pallone si trova a metà strada tra i due, entrambi si lanciano su di esso, Romero è lucidissimo (nonostante sia in campo da novanta minuti), tocca la palla con la punta del piede, Lukaku va a terra, l’Atalanta riparte in contropiede. Da applausi. Il dato però più importante riguarda la crescita, perché il difensore argentino sta ancora crescendo, può migliorare ancora. Siamo andati a vedere i dati.