Atalanta, il dilemma tattico: tutti avanti o più prudenti? Calcio e strategia: valutare l’avversario, poi decidere come si gioca

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S e vogliamo capire perché le partenze “lanciate” dell’Atalanta nelle ultime stagioni hanno provocato più danni che benefici, dobbiamo ancora una volta ragionare sulle idee che ogni allenatore trasmette ai suoi giocatori e che condizionano la condotta della partita. Un discorso che abbiamo già fatto, ma visto quanto successo la scorsa domenica è forse il caso di tornarci sopra. Ovviamente lo faremo a modo nostro, ragionando sulle situazioni specifiche e legando ai nostri ragionamenti, ove possibile, le statistiche di riferimento. Partiamo da un ragionamento che ad alcuni potrà sembrare eccessivo o bizzarro, ma che invece è perfettamente calzante con quanto accade su un terreno di gioco. Il campo di calcio è per certi versi un terreno di sfida paragonabile a un campo di battaglia, o a una scacchiera, o a qualsiasi cosa veda confrontarsi due avversari. Ci dovremo dunque rifare ai concetti strategici “dell’arte della guerra” e in specifico ci dovremo rifare alla nozione di paradosso. Intendiamoci, qui si parla di teoria, ma poi vedrete come nel corso dello scritto le situazioni esposte ci permetteranno di ragionare in modo più appropriato sulle false partenze dei nerazzurri.

Partiamo. Supponiamo di avere due avversari, A e B, e che A (l’Atalanta nella gara di domenica sera ad esempio) voglia prendere l’iniziativa ed attaccare B (la Lazio). Per farlo, c’è una via principale (nel nostro caso il pressing e l’aggressività che sono le situazioni di gioco che Gasperini e i suoi hanno metabolizzato meglio) e altre vie secondarie e sicuramente più scomode, rappresentate nel nostro caso da avvii di gara con baricentro più basso, con punti e modalità di applicazione del pressing diversi, e un gioco reattivo.