Atalanta, il match con l’Inter conferma un guaio: cambiare marcia con i sostituti è un problema, manca qualità

scheda. L’approfondimento di Gianluca Besana

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L a sfida con l’Inter ha lasciato all’Atalanta una sensazione ambivalente. Da un lato c’è il rammarico per un’occasione mancata, perché una vittoria avrebbe permesso di dare continuità ai risultati positivi delle ultime settimane e di rafforzare le certezze del gruppo. Dall’altro resta una prestazione complessivamente solida, per intensità, ordine e capacità di stare dentro una partita complessa contro uno degli avversari più strutturati del campionato. La partita ha mostrato segnali incoraggianti sul piano collettivo, ma ha anche riacceso interrogativi più profondi, legati alla qualità di diversi innesti delle ultime due sessioni di mercato, ancora lontani dal garantire un salto di livello nei momenti decisivi.

Il primo tema dell’analisi riguarda la coerenza del piano gara di Palladino e il modo in cui è stato applicato nei due tempi. L’Atalanta aveva impostato una partita chiaramente prudente nella prima frazione, accettando di abbassare il baricentro e di concedere all’Inter il controllo del pallone (63%) pur di difendere lo spazio centrale e limitare le ricezioni pulite tra le linee. È stata una scelta lucida, figlia delle assenze e della consapevolezza del peso tecnico dell’avversario, che ha permesso ai nerazzurri di restare dentro la partita senza concedere occasioni clamorose su azione manovrata (0.55xG nella prima frazione di gioco per la squadra di Chivu). Il primo tempo è scivolato via così, con l’Inter più presente territorialmente ma raramente davvero dominante, e con l’Atalanta attenta a non scomporsi. La seconda parte della gara ha mostrato invece un cambio di registro coerente nelle intenzioni. Palladino ha provato ad alzare il baricentro, ad aumentare l’aggressività e a cercare il gol con maggiore convinzione, accettando un livello di rischio più alto. L’Atalanta, una volta uscita dalla sua forma più compatta, è diventata più esposta nei duelli individuali e nelle transizioni difensive, proprio il terreno in cui l’Inter è più abile nel punire le disattenzioni. L’idea di essere più propositivi era logica, ma ha richiesto un’intensità e una qualità maggiore negli uno contro uno.