Atalanta, le due sfide al Verona a confronto: ecco (con le grafiche) tutti i vantaggi della novità tattica di Gasp

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G asperini è un bravo panificatore. Sì, avete letto bene, perché nell’immaginario di chi vi scrive gli allenatori sono più assimilabili a dei bravi professionisti di bottega, che a dei “maestri”. Proprio come i panificatori, frequentano tutti lo stesso corso ed imparano tutti ad usare gli stessi ingredienti. Ogni “forno” però sforna pane diverso, così come ogni allenatore gioca un calcio diverso dai suoi colleghi, frutto delle esperienze maturate. Gasperini è da sempre ancorato alla sua “ricetta” vincente, ovvero quel 3-4-2-1 (o 3-4-1-2) giocato in modo molto aggressivo, che gli ha dato tante soddisfazioni. Ma questo non toglie che dall’alto della sua lunga esperienza, non riesca a “sfornare” del buon calcio anche affidandosi ad un modulo diverso, come il 4-2-3-1 utilizzato domenica contro il Verona. Nel calcio lo sappiamo tutti, esistono diversi modi di occupare lo spazio e creare collaborazioni sul campo. Nessuno di questi è però più valido di altri per definizione. Ogni modulo ha dei pro e dei contro, e gli allenatori utilizzano quello che per qualche ragione considerano il migliore, e che ha garantito loro di ottenere dei successi. Gasperini però domenica ha dato un’ulteriore prova di acume tattico. Non potendo disporre dei due esterni titolari (Gosens ed Hateboer) ha cambiato la disposizione iniziale, schierando l’Atalanta con il modulo 4-2-3-1. Questo approfondimento non è tanto un confronto didattico tra i due moduli di gioco, bensì il confronto tra quanto prodotto dall’Atalanta nelle due gare contro il Verona. Ovviamente ogni gara ha avuto un approccio diverso, con stati di forma differenti, ma ci offre lo stesso l’opportunità di un confronto.