Atalanta-Lecce, lo studio dei dati. Venti tiri, ma cosa manca contro le squadre chiuse? Dimezzati i tentativi da lontano

scheda. Lo studio dei dati sulla partita

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I l Lecce di Baroni ha imposto lo stop all’Atalanta per la seconda volta in stagione. I nerazzurri hanno replicato gli errori commessi a novembre, e sono usciti sconfitti dal terreno di gioco del Gewiss (anche questa non è di certo una novità), con lo stesso risultato della gara d’andata: 2-1. Una partita giocata male dagli uomini agli ordini di Gasperini, con un copione ormai simile ad altre gare disputate in stagione. I nerazzurri si sono fatti sorprendere ad inizio gara dal pressing esercitato dai leccesi, hanno subito l’ormai classico gol “a freddo” (Ceesay dopo 4 minuti), e sono così finiti per giocare una partita molto diversa da quelle in cui i nerazzurri si esprimono al meglio, con rapide giocate e sviluppi verticali. Certo, con ogni probabilità i giallorossi, con o senza quel prematuro gol del vantaggio, avrebbero disputato (tatticamente) una gara simile, e l’Atalanta avrebbe sbattuto contro le solite difficoltà che le procurano le formazioni di media bassa classifica: squadre dal baricentro basso e che fanno densità sul centro e davanti alla propria area di rigore. Difficoltà che peraltro riscontrano tutte le squadre che affrontano avversarie simili, compresi i top club, ma che l’Atalanta soffre in modo maggiore perché in squadra non ha più giocatori in grado di bucare le difese avversarie o di duettare (con profitto) nello stretto. Questa Atalanta ci prova, il suo tecnico gira e rigira i suoi attaccanti, ma l’esito è sempre lo stesso: per vie centrali non si passa. Se non si è in grado di passare palla al piede, le soluzioni che restano sono principalmente due: il tiro da fuori, oppure l’aggiramento della difesa ospite per vie esterne.