Atalanta, lo studio dei dati. Le palle perse, i pochi passaggi, possesso al minimo: sì, è il periodo peggiore dell’era Gasperini

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L a Fiorentina, con la complicità del arbitro Doveri e del VAR, hanno inflitto all’Atalanta la prima sconfitta esterna stagionale. Una sconfitta immeritata, perché un gol regolare i nerazzurri lo avevano anche fatto, ma che è comunque arrivata al termine di una gara dove i tanto attesi progressi non si sono visti. L’Atalanta senza il suo centravanti fatica, sia in fase di finalizzazione, che in quella di sviluppo e rifinitura. La decisione di rinunciare a Piccoli (ma potremmo aggiungerci anche il nome di Lovato per quanto riguarda la difesa) per la seconda parte della stagione, si sta rivelando come una delle mosse meno assennate di questa gestione. Lavorare su di una rosa “troppo” ristretta in una stagione così complicata dalle emergenze e piena di impegni, si sta dimostrando una scelta che stride con la parola “modello”, di cui tanto ci si riempie tanto la bocca in questi giorni di cessione di una parte della società all’investitore d’oltreoceano Stephen Pagliuca. Apriamo e chiudiamo velocemente il capitolo che riguarda gli indici, per dedicarci all’analisi di alcuni aspetti del primo tempo tra Fiorentina ed Atalanta.

L’Atalanta ha fatto un bel balzo all’indietro per quanto riguarda l’indice di rendimento. Nella gara del Franchi, i nerazzurri hanno totalizzato solo 253 punti Instat, che ricacciano l’Atalanta molto distante dalla sua media stagionale e dalle partite migliori giocatesi qui giocate. La mediocrità ha contraddistinto la prestazioni di quasi tutti i nerazzurri, con il solo Demiral (324) capace di salire sopra quota 300.