D opo 34 anni d’assenza il Pisa è tornato a calcare i campi della Serie A e lo ha fatto nel migliore dei modi, imponendo il pareggio all’Atalanta di Juric. Alberto Gilardino ha mantenuto gran parte dell’identità costruita da Filippo Inzaghi nella passata stagione, puntando su un impianto difensivo solido, pochi fronzoli nella costruzione e grande efficienza nelle transizioni. Di fronte, Ivan Jurić ha preso in mano l’eredità di Gasperini e, pur con un’attenzione maggiore all’organizzazione e alla compattezza, ha deciso (almeno nelle intenzioni) di non snaturare l’aggressività e l’intensità che hanno reso l’Atalanta una delle realtà più riconoscibili del calcio europeo, ma nella gara contro il sia questo si è visto poco. Due idee di calcio differenti ma non necessariamente opposte, che hanno reso Pisa-Atalanta una sfida interessante già sul piano strategico, ancor prima che tecnico.
Entrambe le squadre hanno scelto di disporsi con il 3-4-2-1, confermando fin dall’inizio una sfida speculare a livello strutturale. Ivan Jurić ha inaugurato la sua prima in Serie A sulla panchina dell’Atalanta con scelte che hanno messo in evidenza le sue intenzioni tattiche: Scamacca punta centrale, supportato dalla coppia De Ketelaere–Maldini alle sue spalle, due giocatori in grado di alternarsi tra rifinitura e attacco alla profondità. Sulle corsie laterali, Bellanova e Zalewski a garantire ampiezza e capacità di rompere la linea, mentre De Roon e Pašalić hanno formato una coppia centrale di equilibrio e densità. In difesa, Jurić ha puntato sul trio Djimsiti–Hien–Scalvini, con Carnesecchi in porta.