Atalanta, lo studio dei dati dimostra che i tanti cambi di posizione non aiutano gli attaccanti (e cosa manca dei colombiani)

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D opo le brutte sconfitte rimediate contro il Lecce e il Milan, per l’Atalanta è arrivato il pareggio interno contro l’Udinese. Un punto che muove la classifica ma che serve a poco per una squadra che ambisce all’Europa e che avrebbe bisogno di correre. Eppure, proprio questo pareggio è foriero di indicazioni, e ci aiuta a dare la giusta dimensione a questa Atalanta. Per molto (troppo) tempo si è discusso su quali potessero essere le reali ambizioni dei nerazzurri. Seppur con parecchie giornate di campionato ancora da giocare, ci sentiamo di escludere che questa squadra, almeno di clamorose evoluzioni, potrà ambire all’Europa più nobile, ed allo stesso tempo dovrà faticare (e non poco) a tenere lontane le squadre che la inseguono. La sensazione è che ci troviamo di fronte ad un remake, un qualcosa di già visto nella passata stagione, seppur ora i contorni siano differenti. Anche lo scorso anno l’Atalanta aveva giocato bene nella prima parte del campionato raggiungendo le parti altissime della classifica, per poi subire una metamorfosi involutiva nel girone di ritorno, trasformandosi da una squadra prolifica e vincente al suo esatto opposto, e che lentamente era scivolata fuori dalle posizioni che contano. Più o meno la stessa cosa sta succedendo ora, dove in avanti si è fatto bene nella prima parte del campionato, benissimo nelle prime partite di gennaio, per poi improvvisamente smarrire la via del gol. Se difesa e centrocampo hanno ormai una loro precisa identità, davanti Gasperini continua a mescolare le carte.