Champions, gara secca contro andata e ritorno: qual è la formula migliore? Pregi e difetti, ecco l’analisi

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S ono ormai trascorsi circa 20 giorni dallo storico quarto di finale giocato dai nerazzurri di Gasperini contro il più quotato PSG di Tuchel. Gli echi di quella storica partita sembrano già ormai molto lontani, visto che la stagione 2020/21 incombe alle porte, ma nelle stanze della UEFA sono in molti in questi giorni ad aver presentato più di una richiesta perché la formula ad eliminazione diretta, adottata in questa stagione, sia mantenuta anche nelle prossime. A monte di queste richieste, una riflessione da parte di molti addetti ai lavori su una formula più snella, che ha garantito ottimi ascolti dal punto di vista televisivo (quelli del botteghino per ovvie ragioni erano azzerati), con una vincitrice eletta nel giro di 15 giorni. A storcere il naso ovviamente i top club. Con questa formula, alcuni di loro sono usciti prematuramente nella competizione, mentre altri hanno rischiato moltissimo contro avversarie sulla carta abbordabili. La gara tra Atalanta e PSG ne ha fornito un chiaro esempio. Ma cerchiamo di fare un po’ d’ordine, ragionando a freddo su questa «anomala» fase finale ormai messa alle spalle, analizzando le ragioni di ciascuno dei due fronti: i top club schierati per la formula tradizionale; tutte le altre schierate per la formula ad eliminazione diretta.