G li ultimi 540 minuti di campionato saranno decisivi per il futuro dell’Atalanta. Le ultime sei gare della stagione ci diranno se l’Atalanta si iscriverà di nuovo per giocare in Champions League il prossimo anno, o nella peggiore delle ipotesi, se ne starà comoda sul divano. Nonostante i nerazzurri si siano già messi alle spalle un cospicuo numero di scontri diretti, domenica sera sono attesi a San Siro al cospetto del Milan di Coinceçao, con la necessità di dover comunque fare punti. La vittoria conquistata domenica scorsa contro il Bologna ha ridato slancio alle ambizioni europee dei nerazzurri, e allontanato gli spettri di una possibile crisi tecnica che si sarebbe aperta in caso di sconfitta, che ricordiamolo, sarebbe stata la quarta consecutiva, ed avrebbe prolungato il digiuno di vittorie al Gewiss. Nonostante i tre punti conquistati contro una diretta rivale però, alla squadra di Gasperini resta ancora molto lavoro da fare. Un vecchio adagio dice che “vincere aiuta a vincere”, e questo è soprattutto vero per quanto riguarda ogni disciplina sportiva, dove imporsi sull’avversario aiuta a sviluppare una mentalità vincente, ed incrementa la fiducia in quel che si fa. Ovviamente questo ha un peso ancora maggiore negli sport di squadra, dove la coesione e la fiducia nei compagni la fanno da padrona, e lo è ancor di più per l’Atalanta di Gasperini, il cui gioco richiede un’organizzazione minuziosa. Bisogna però essere in grado di valutare nel modo corretto ogni vittoria - così come peraltro andrebbe fatto anche con ogni sconfitta -, per non incappare in errori di sopra o sottovalutazione della propria prestazione. In quest’ottica va quindi analizzata anche la partita vinta contro il Bologna di Italiano, che ha rinfrancato i tifosi nerazzurri, ma che a ben vedere non ha segnato un punto di svolta - a livello di prestazione - con le ultime partite giocate.