C on il capitolo di oggi si chiude il trittico di approfondimenti dedicati al confronto tattico tra Juric e Gasperini, che segue quello legato al confronto statistico tra i due allenatori. Nel primo capitoletto di questa serie di approfondimenti abbiamo introdotto l’argomento e abbiamo fatto le dovute premesse. Nel secondo ci siamo concentrati sul diverso comportamento dei tre di difesa (con e senza palla), e di come il loro impiego per i due allenatori è variato con il susseguirsi delle stagioni, visto che hanno avuto a disposizione giocatori con caratteristiche e qualità differenti. Sottolineare questi passaggi ci ha dato modo di evidenziare un fattore che viene spesso ignorato da chi confronta i due allenatori : la profondità e la qualità delle rose che hanno avuto a disposizione, e di come queste hanno finito per influenzare i loro principi di gioco. Come vedremo anche nell’approfondimento di oggi, che sarà focalizzato in gran parte sul funzionamento dei reparti di centrocampo e attacco, questo concetto tornerà prepotentemente a far capolino.
Cominciamo con l’analizzare l’utilizzo degli eterni. Nel Verona allenato dal tecnico croato, le corsie laterali erano occupate da Lazovic (sinistra) e Faraoni (destra). Il loro apporto in fase di spinta era differente a seconda che le posizione d’attacco fossero occupate da due trequartisti (ad esempio Zaccagni e Salcedo) molto vicini e su posizioni interne, alle spalle dell’unica punta (Kalinic), oppure che fossero schierati in una posizione più aperta. Nel primo caso, almeno uno di due esterni era chiamato a fissare l’ampiezza (Faraoni), mentre Lazovic veniva spesso coinvolto nella risalita e prendeva spesso vie più interne. In questo specifico caso, per Juric non si è trattato di “come” risalire il campo, ma a chi affidarsi, e nel caso specifico, Lazovic aveva piedi educati per farlo.