Fiorentina-Atalanta 3-2, match analysis. I duelli, gli errori, le mancate reazioni: ecco le ragioni di un ko che brucia

scheda. L’analisi di Gianluca Besana

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L a quarta giornata di campionato ha visto l’Atalanta affrontare la Fiorentina in una delle partite più sentite della stagione. Per entrambe le tifoserie, questa sfida rappresenta una specie di scontro diretto che in questi ultimi anni hanno visto le due squadre duellare per aggiudicarsi un posto in Europa. La Fiorentina, sotto l’attenta guida di Italiano, è riuscita negli ultimi due campionati a colmare parte del gap che la divideva dai nerazzurri, aiutata anche dal processo di rinnovamento operato dall’Atalanta, che ha perso tutti i suoi campioni storici, sostituiti ora da Scamacca e compagni che avranno bisogno di tempo per adattarsi. La sfida con i viola è stato di fatto anche il primo test probante per la squadra di Gasperini, che in campionato ha avuto un avvio piuttosto “morbido” per quanto ha riguardato la qualità delle avversarie incontrate. La squadra di Italiano pur giocando con un modulo diverso rispetto ai nerazzurri (4-2-3-1), condivide con la squadra di Gasperini tanti principi di gioco, visibili soprattutto nella fase di non possesso. I viola sono una di quelle squadre che “fanno giocare male” chi gli sta di fronte, per via dell’intensità delle marcature ad uomo proposte, che non lasciano ragionare il portatore di palla e sporcano le linee di passaggio. Una squadra quella viola a cui piace controllare i ritmi di gioco, difficile da superare per intensità, e contro la quale è buona cosa non concedere segnature facili.