G asp è rimasto all’Atalanta. Nel mondo pallonaro nerazzurro sono state ore “difficili” e non si è discusso d’altro. I tifosi alla fine hanno tirato un sospiro di sollievo: Gasperini resta e si è allontanato il momento di dirsi addio e voltare pagina. Una decisione sicuramente non facile per chi l’ha dovuta prendere, perché il tecnico di Grugliasco è l’uomo dei numerosi record. Impossibile elencarli tutti senza dimenticarne qualcuno, e quindi ci limiteremo a citare quelli più straordinari: 6 qualificazioni alle competizioni europee su 7 stagioni, 3 qualificazioni consecutive alla Champions League, quarti di finale (con semifinale sfiorata) sempre nella coppa dalle grandi orecchie. Ma Gasperini è soprattutto l’uomo che ha cambiato il modo di pensare di un club abituato a fare l’ascensore tra tanta A e un po’ di B, ed è Il tecnico che ha insegnato a dirigenti ed ai tifosi ad essere ambiziosi, fino al punto di far storcere il naso ai supporters nerazzurri per una possibile qualificazione alla Conference League.
Di sicuro qua su Corner troverete altre penne in grado di descrivere meglio del sottoscritto le emozioni che il tecnico di Grugliasco ha saputo suscitare in tutti noi, a chi vi scrive tocca invece un altro “arduo” compito, ovvero fare lo “spiegone” tattico di fine stagione. Cercare di ragionare in modo omogeneo sulle 38 partite giocate dall’Atalanta è roba impossibile, perché il tecnico di Grugliasco mai come quest’anno ha cambiato così tante volte il vestito tattico della sua squadra. Nelle stagioni precedenti ci eravamo abituati a vedere in campo una squadra propositiva, dal baricentro alto, e che controllava la palla per un tempo superiore all’avversaria di turno, molto intensa nelle due fasi di gioco. “Status” che solitamente esprimono solo i top club. Una condizione questa che tutti (in Italia ed in Europa) avevano imparato a riconoscere anche alla squadra di Gasperini (il dentista).