I l risultato finale della sfida tra Atalanta e Pisa, oltre ad aver lasciato l’amaro in bocca a gran parte dei tifosi nerazzurri, ha rimesso al centro del dibattito un aspetto fondamentale del gioco del calcio : la distanza tra produzione offensiva e rendimento effettivo. La squadra di Juric ha creato di più ( 2.08 xG complessivi contro gli 0.54 del Pisa ), ha concluso di più ( 20 tiri a 7 ) , ha avuto il pallone per larghi tratti della gara ( 62% di possesso palla ), ma ciò che è mancato – e che questa seconda parte dell’analisi vuole approfondire – è la capacità di dare struttura, e continuità alle fasi di possesso e non possesso.
Nella sfida contro il Pisa, molti giocatori dell’Atalanta hanno mostrato difficoltà ad adattarsi a un nuovo sistema di gioco dopo anni passati sotto la guida di Gasperini. Pur mantenendo a grandi linee l’impianto tattico e i principi generali del tecnico di Grugliasco, le modalità d’esecuzione sono ora cambiate in modo sostanziale: dalla gestione del pressing collettivo alla costruzione dal basso, dal modo di risalire il campo fino all’attacco della porta avversaria e alla rifinitura. Il cambiamento è evidente e per renderlo efficiente ci vorrà del tempo. Al contrario, il Pisa ha giocato una partita di principio, chiara nelle intenzioni e nella forma, trasformando la propria organizzazione difensiva in un’arma per reggere l’urto, spezzare il ritmo e colpire quando possibile.