Il mercato dell’Atalanta e le (presunte) scommesse: i dati dimostrano che sono molto di più

scheda. L’approfondimento di Gianluca Besana

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D opo aver riempito pagine e pagine di quotidiani, ed aver tenuto banco nelle discussioni sui social network e nei bar, il calciomercato è improvvisamente uscito dalle nostre discussioni. Qualcuno di voi, se non tutti, avranno tirato un bel respiro di sollievo per questo, e leggendo queste prime righe staranno già pensando: “Non vorranno tornarci sopra ?” Se quello a cui pensate è l’ennesimo “ragionamento sul mercato” in senso stretto, fatto di una serie di giudizi positivi e negativi, la risposta è no. Si è scritto tanto in merito, e le cose fatte bene o meno bene dalla società nerazzurra sono state analizzate da più sfaccettature. Non parleremo quindi qui di “rosa corta” (in realtà non lo è affatto), così come non toccheremo l’argomento che riguarda il tanto agognato difensore centrale che poi non è arrivato (qui si poteva fare di certo meglio). Ci soffermeremo invece sul concetto di “scommessa”, che in tanti, complice anche un articolo non proprio centrato comparso su un famoso sito di analisi sportive, hanno associato a Scamacca, e lo hanno poi esteso a quasi tutti i nuovi arrivi in casa nerazzurra.