S abato scorso al Tardini, l’Atalanta ha raccolto il secondo pareggio consecutivo, chiudendo sull’1-1 contro il Parma. Un risultato che fotografa in modo piuttosto fedele lo stato attuale della squadra: manovra poco fluida, pressing intermittente e possesso sterile, ancora lontano dagli standard dinamici che hanno contraddistinto le versioni più convincenti degli ultimi anni. In un contesto collettivo poco brillante, tuttavia, sono emersi alcuni segnali incoraggianti sul piano individuale. A distinguersi sono stati Mario Pašalić, Gianluca Scamacca e Nicola Zalewski — tre elementi che, per motivi diversi, hanno inciso sulla gara e offerto spunti di riflessione utili in chiave futura. Pašalić ha aperto le marcature con una conclusione precisa dal limite, siglando il suo gol numero 60 in maglia nerazzurra e celebrando la presenza numero 300 con la continuità e il tempismo che da anni lo rendono un punto di riferimento. Scamacca, pur non andando a segno, ha colpito un palo, ed ha svolto una grossa mole di lavoro spalle alla porta, aiutando la squadra a risalire il campo. Zalewski, invece, si è segnalato per una buona attività lungo la corsia sinistra: alto volume di gioco, e partecipazione costante alla fase di spinta. In un’Atalanta ancora in cerca di identità, le prestazioni dei tre offrono materiale concreto per valutazioni più approfondite, sperando ovviamente che l’acciacco che Scamacca ha accusato in ritiro con la Nazionale non lo costringa a un’assenza nelle prossime partite.