Il ricambio dell’Atalanta sugli esterni: da Gosens e Hateboer al calo di qualità attuale (e perché c’entrano Gomez e Ilicic)

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L a storia del calcio europeo la si può riassumere attraverso i nomi dei club, dei giocatori e degli allenatori che la hanno attraversata lasciando un segno. Si possono così ricordare i diversi cicli del Real Madrid, da quello di Di Stefano a quello di Ronaldo, oppure il Barcellona di Cruijff o di Messi, legati questi più ai nomi dei loro campioni che alle soluzioni tattiche adottate. Di contro, si potrebbero citare club che per dimensioni economiche erano e sono molto più piccoli, come l’Ajax dell’era Crujff e del calcio totale, o il Nottingham Forest di Bryan Clough. Non allarmatevi, non siamo qui per scrivere l’ennesima narrazione del gioco del calcio, ma bensì per parlarvi degli esterni dell’Atalanta, ma per questo era importante partire proprio da lì, e capirete presto il perché. Per comprendere come è cambiato il rendimento dell’Atalanta sulle corsie laterali, non bisogna infatti cadere nell’errore di decontestualizzare il rendimento del singolo giocatore da quello della squadra. L’Atalanta di Gasperini ha avuto il suo ciclo migliore a cavallo delle stagioni 2019/20, 2020/21. In quel periodo, “quella specifica squadra” (e ribadiamo specifica), ha espresso attraverso i principi di gioco del suo allenatore, la sua massima forza. Forza che si esplicitava attraverso la qualità dei giocatori che componevano la squadra, ma anche attraverso il livello di affiatamento e coesione che ne determinavano una forza mentale superiore alle avversarie. Torniamo ora all’inizio di questo pezzo per dare un senso al tutto. Il ciclo migliore dell’Atalanta è corrisposto alla squadra che verrà ricordata come “l’Atalanta di Gomez e Ilicic”. Ovviamente oltre ai due fuoriclasse, facevano parte di quella formazione tanti altri ottimi giocatori, ma quei due erano i fari di quella squadra.