U n club arabo ha bussato alla porta dell’Atalanta, e questa volta la dirigenza nerazzurra quella porta l’ha aperta. Ad accomodarsi è stato il club della Saudi Pro League, Al Qadsiah, controllato dal colosso petrolifero Aramco, che dopo aver formulato due offerte a crescere (50 milioni la prima , 53 la seconda) per strappare ai nerazzurri il capocannoniere della serie A, Mateo Retegui, ha affondato il colpo, e nella giornata di ieri ha offerto circa 65 milioni - le cifre precise ancora non si conoscono - per il cartellino dell’attaccante nerazzurro. Una cifra che è assolutamente alla portata delle casse stracolme di petroldollari del club arabo, che ha deciso di puntare forte sull’attaccante nerazzurro e della nazionale italiana per levarsi dall’anonimato del centro classifica. Per quanto riguarda l’offerta fatta al calciatore, si tratta di un contratto quadriennale da 20 milioni circa a stagione (15 di ingaggio e altri 5 legati a bonus facilmente raggiungibili). Tradotto, significa che Mateo potrà arrivare all’età di 30 anni - ora ne ha 26 - avendo guadagnato nelle quattro stagioni a venire qualcosa come 80 milioni di euro. Probabilmente più del doppio di quanto potrebbe guadagnare rimanendo a giocare nel vecchio continente fino alla fine della sua carriera. L’offerta è stata soppesata con attenzione da Mateo e dalla sua famiglia nei giorni scorsi, fino ad arrivare alla decisione finale di accettare la proposta, presa nella giornata di ieri. I dubbi che supponiamo siano balenati nella testa di Retegui lo ponevano di fronte alla classica scelta “della vita”, quantomeno in senso sportivo. Da una parte, un contratto faraonico in un campionato poco competitivo e poco attraente, che lo sottrarrà dal giocare sotto i riflettori dei ben più quotati tornei - e coppe - continentali; dall’altra, la rinuncia ad una montagna di soldi, in cambio della ricerca di gloria e affermazioni a livello professionale.