U n mese fa, la partenza di Mateo Retegui ha lasciato un vuoto pesante al centro dell’attacco dell’Atalanta. Una cessione record, che ha portato liquidità ma ha tolto a Ivan Jurić il capocannoniere della scorsa Serie A, e quel riferimento offensivo in grado di alternarsi con Gianluca Scamacca senza far perdere forza, peso e consistenza all’attacco dei nerazzurri. Da allora, la dirigenza bergamasca sembra aver imboccato una strada precisa: trovare una prima punta proveniente dalla Premier League. Non un’ipotesi generica, ma un obiettivo perseguito con insistenza, tanto da dare l’impressione di esserne ossessionati. Molti tifosi si chiedono da cosa nasca questa scelta “mirata”. La risposta è complessa e può nascondere risvolti che a noi sfuggono, ma se cerchiamo di inquadrare gli elementi che abbiamo a disposizione, va cercata in due direzioni. La prima è tattica: il calcio inglese è un laboratorio di intensità e ritmo, un contesto che forgia attaccanti abituati a pressing costante, duelli fisici e rapidità di esecuzione. Caratteristiche che si sposano con il gioco aggressivo e verticale di Jurić (che tra l’altro la Premier League la conosce), dove la punta è il primo difensore e il fulcro delle transizioni offensive. La seconda è strategica: pescare dalla Premier significa anche aumentare la visibilità internazionale del club e investire su profili già rodati ad alti livelli, riducendo il rischio di adattamento. Inoltre, acquistare una punta dalla Premier, di qualità provata e dal costo fuori portata per la maggior parte dei club di Serie A, invia un segnale chiaro alle contendenti per le prime posizioni e zittisce le voci di un possibile ridimensionamento.