I l successo ottenuto contro il Genoa ha portato in dote all’Atalanta tre punti fondamentali, ma ha anche lasciato in eredità una partita che merita di essere letta oltre il punteggio finale. Per lunghi tratti, nonostante la superiorità numerica maturata quasi subito, i nerazzurri non sono riusciti a imporre ritmo, scelte e pulizia tecnica contro un avversario compatto e organizzato. Il dato più eloquente è che l’episodio decisivo non è nato da un’azione manovrata, ma da una palla inattiva, a conferma di una gara risolta più per inerzia che per dominio. Da qui prende forma un’analisi che prova a spiegare perché, pur vincendo, l’Atalanta non abbia mai davvero avuto la partita in mano.
Il vantaggio numerico non ha cambiato davvero la grammatica della partita, e il report di Wyscout ha reso ancor più evidente questo fatto. L’Atalanta ha controllato il pallone a lungo, con il 65% di possesso e una precisione dell’88% nei passaggi, ma quel controllo si è trasformato soprattutto in gestione e in stazionamento nella metà campo avversaria, non in azioni pericolose. La durata media dei possessi nerazzurri è stata di 21 secondi contro i 10 del Genoa, e il divario si è visto anche nella distribuzione dei possessi lunghi, perché l’Atalanta ha accumulato 21 azioni tra i 20 e i 45 secondi e 6 oltre i 45, mentre il Genoa si è fermato rispettivamente a 7 e 2. Sono numeri che raccontano una squadra rimasta dentro un palleggio paziente, quasi “amministrato”, più che dentro una pressione costante.