L’Atalanta e l’ultima chance. Poi (Europa o no) ci sarà da ridisegnare la squadra: il gioco di Gasp e il «ritorno alle origini»

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C on la decisiva sfida contro l’Empoli di sabato sera, si chiuderà ufficialmente la stagione 2021/22 dei nerazzurri. La qualificazione in una competizione europea, Conference o Europa League, è ancora possibile per la squadra di Gasperini, anche se il destino dell’Atalanta è legato ora ai risultati delle altre squadre impegnate in questa lotta. Seppur tutti aspettino gli ultimi 90 minuti prima di dare giudizi su questa stagione nerazzurra vissuta tra alti e bassi, si comincia a discutere da più parti di come sarà la nuova Atalanta. Sul tavolo, le variabili sono diverse e rispetto alle passate stagioni anche le incognite sono maggiori. Non ci sarà più il bravissimo Sartori, una certezza assoluta e artefice dell’Atalanta dei prodigi. Al suo posto ci sarà Tony D’Amico, che ha fatto bene a Verona, una squadra che parte sempre con l’obbiettivo salvarsi, e che sarà ora chiamato a migliorarsi perché l’Atalanta, per quanto ne dica la presidenza, vale ora 349 milioni di euro, ed è strutturata per fare campionati di alta classifica. Assieme a lui ci sarà Lee Congerton, che ha già messo sul tavolo qualche nome, a dire il vero non particolarmente stuzzicante, di giocatori che provengono dalla Premier League, il cui rapporto qualità/prezzo, sembra sbilanciato a favore del seconda grandezza. Ci sarà inoltre da capire come funzioneranno le sinergie tra i soci di maggioranza americana guidati da Pagliuca, e la famiglia Percassi, che “sulla carta” guiderà ancora le operazioni. Quelle sopra esposte sono tre situazioni tutte da decifrare, e che potrebbero non agevole uno staff di mercato quasi del tutto “nuovo”. La rosa attuale richiede valutazioni approfondite in più punti del campo, e perché no, proprio a partire dalla panchina.