C i sono numeri che raccontano un rendimento e numeri che raccontano una verità. Nel caso dell’Atalanta, le prime sei giornate di campionato offrono dati che sembrano lineari, quasi rassicuranti. Dieci punti, nessuna sconfitta, una differenza reti di +6 e un bilancio sostanzialmente in equilibrio tra qualche prestazione “steccata” ed altre assolutamente all’altezza. Una situazione che è in linea alle attese anche per quel che riguarda Expected goal e Expected Point. Tutto, almeno in apparenza, scorre secondo logica. Ma basta andare un po’ più a fondo per capire che la realtà è più complessa, che dentro quella regolarità si nasconde un contesto particolare, quasi protetto, che ha finora accompagnato il cammino della squadra di Juric. Per comprendere la natura di questo avvio bisogna partire da una domanda semplice: quanto vale, davvero, ciò che l’Atalanta ha fatto finora? Per rispondere serve una misura che non guardi ai risultati in sé ma alla qualità delle avversarie incontrate. E qui entra in gioco l’indice di difficoltà del calendario (SoS - Strenght of Schedule), che noi di Corner abbiamo costruito attraverso il ranking Elo delle squadre di Serie A. Una metrica che sintetizza la forza teorica delle formazioni e che consente di valutare il peso di ogni partita.
Seconda la nostra ricostruzione statistica il verdetto è piuttosto netto: l’Atalanta ha avuto il calendario più semplice del campionato. Nelle prime sei giornate la media Elo delle avversarie affrontate è stata di 1642 punti, contro una media generale di 1696. È il valore più basso tra le venti squadre di Serie A. In termini pratici significa che la squadra di Juric ha incrociato un solo avversario di prima fascia — la Juventus, con 1816 punti — mentre le altre cinque partite si sono giocate contro formazioni di medio o basso livello: Pisa, Parma, Lecce, Torino e Como. Tre di queste occupano di fatto la parte inferiore della distribuzione di forza del campionato.