L’Atalanta, lo Sturm e i dati che spiegano: una vittoria non divertente può essere una «bella» vittoria

scheda. L’approfondimento di Gianluca Besana

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N on c’è pace tra i tifosi nerazzurri quando si gioca contro lo Sturm Graz. Alla delusione seguita alla gara d’andata, quando l’Atalanta in superiorità numerica si era fatta riacciuffare nel finale di gara, sono seguiti anche i giudizi non troppo entusiastici per la partita giocata giovedì sera al Gewiss. L’Atalanta ha sì vinto la gara (1-0) e conquistato la qualificazione al turno successivo con due giornate d’anticipo, ma parte della gente si aspettava di più. Magari una vittoria più larga nel punteggio, o con un gioco più convincente, e invece “si è dovuta accontentare” dei 3 punti e della tanta volontà messa in campo dai ragazzi di Gasperini. La delusione dei tifosi nerazzurri nasce probabilmente da una sottovalutazione dello Sturm Graz, e dal fatto che spesso nel calcio si tende a semplificare un po’ troppo ed in modo grossolano quando si parla del valore di una squadra. In questo modo la formazione avversaria o è fatta “di fenomeni”, oppure “è scarsa”, e in quest’ultimo caso la vittoria deve essere larga, e mai in discussione. Si fa poco per cogliere le sfumature e le peculiarità di chi si affronta, così come spesso si apprezza solo una fase del gioco (quella di possesso), riducendo l’altra (quella di non possesso) a un lavoro sporco che tutte le squadre devono saper fare. In realtà il gioco del calcio è qualcosa di più complesso, che richiede organizzazione e duro lavoro, ma prima ancora prevede che chi guida coloro che scendono in campo conosca le qualità dei giocatori a sua disposizione. I meriti dello Sturm Graz passano difatti tutti dalle capacità di Christian Ilzer di plasmare una squadra giovane ma con qualità limitate, in modo da poter reggere il confronto con club più blasonati al di fuori del confine austriaco. Per farlo, ha ridotto la fase di possesso dei suoi (quella che richiede di aver più qualità di chi ti sta di fronte per essere produttiva) al minimo sindacale, mentre ha lavorato sull’intensità e sulla qualità della fase di non possesso.