Mercato Atalanta, l’analisi dei dati. Gli acquisti abbassano l’età media (ma non in attacco). Index: Koop e Demiral pronti

scheda.

Lettura 5 min.

M artedì 31 agosto alle ore 20 si è ufficialmente conclusa “l’estenuante” sessione estiva del calciomercato. Per 62 giorni (ma potremmo anche aggiungerne molti altri, visto che di mercato si è iniziato a parlare molto prima del suo effettivo inizio) l’attenzione dei tifosi si è spostata dal campo, alle sedi delle Società e all’Hotel Sheraton di Milano, location scelta per l’atto finale di questa sessione. Si è discusso molto, spesso con toni particolarmente accesi, anche nei social di Corner. Alcune cessioni hanno lasciato l’amaro in bocca, così come molti dei nuovi arrivati fanno invece sperare in un’altra stagione positiva della squadra nerazzurra. Tutti però hanno concordato su un punto: sotto la guida attenta di Gasperini la squadra farà nuovamente bene. Se poi sarà ancora una volta una qualificazione Champions, o magari qualcosa di più; oppure una qualificazione ad altre competizioni europee, sarà il campo a stabilirlo. Questo perché il fascino del mercato sta proprio nel fatto che i tifosi di ogni squadra in questi giorni possono sognare. Sulla carta tutte gli staff di mercato ed i tifosi (neo promosse incluse) pensano di essersi rafforzate. Sarà il campo a determinarne poi la reale scala dei valori. Mercato finito dunque, e come al solito è tempo di bilanci. Chi ci segue sa benissimo che è lontano da noi esprimere giudizi attraverso le “pagelle”, e quindi prima di illustrarvi come abbiamo pensato di procedere, è bene che spendiamo due parole per spiegarvi il “perché” consideriamo le pagelle “sempre” fuori luogo, sia che si tratti di giudicare la prestazione di un giocatore (questo lo abbiamo già fatto diverse volte), che per giudicare l’operato di una squadra sul mercato. Il mercato di ogni società è dettato da due componenti inscindibili tra loro. Quella economico-finanziaria e quella tecnica. Ovviamente tutte le società vorrebbero pensare solo al secondo dei due punti. Tutte ambirebbero ad avere il terzino più forte e l’attaccante da 30 gol a stagione, ma ognuna di loro deve sottostare alle proprie capacità economiche. Situazioni queste che per ovvie ragioni non vengono sbandierate ai quattro venti. Così come ogni società si guarda bene dal comunicare le cifre reali e precise di ogni scambio. In questo modo la parte “preponderante” che regola gli scambi resta nascosta. Diventa così impossibile giudicare in maniera razionale l’acquisto del giocatore B, quando tutti ci si aspettava il giocatore A. Le pretese economiche di chi detiene i diritti sportivi di un giocatore, le ambizioni e la volontà stessa del calciatore, gli agenti sempre disposti ad ascoltare qualsiasi sirena di mercato e molte altre componenti rendono complicatissima una corretta pianificazione del mercato, a meno che non ci si chiami Paris Saint Germain. I board di ogni squadra avranno stilato la propria formazione “tipo” prima che il mercato iniziasse, ma poi hanno dovuto fare i conti con tutto quanto detto sopra e con l’altra variabile, forse la peggiore: la concorrenza degli altri club. Soprattutto per queste ragioni il modo migliore per giudicare il mercato di un club è non giudicarlo affatto. Sarà il campo a determinare chi avrà fatto bene e chi no. Al momento ogni tifoso non può far altro che credere che la propria società abbia fatto il massimo di quello che poteva e riteneva giusto fare. L’aspetto tecnico è sicuramente importante, ma non è l’unico aspetto che riguarda la vita di un Club calcistico, visto che ormai le squadre sono diventate Società complesse e articolate. C’è anche un secondo punto che dovrebbe far ravvedere i “pagellisti”. Quando si cedono e si acquistano giocatori lo si fa ragionando sullo “storico” delle loro prestazioni e sulle capacità tecniche sin li mostrate. Queste però variano nel tempo, ed a volte con notevoli oscillazioni da stagione a stagione. La maggior variabile che le influenza il rendimento di ciascun giocatore è la guida tecnica di una squadra. Ci sono società come l’Atalanta che “tendenzialmente” migliorano (e di molto) i giocatori della propria rosa. Altri staff hanno meno capacità sotto questo punto di vista e cercano dal mercato “certezze”. Per spiegarci ancor meglio, proprio Romero, una delle cessioni più “rumorose” dell’estate si presta al caso nostro. Nella scorsa sessione estiva, quando il difensore è approdato all’Atalanta via Juventus era stato accolto tra lo scetticismo generale. “Discreto, ma troppo irruento” era la sintesi dei commenti che si leggevano in rete. Cristian era arrivato con un indice Instat di 276 punti e nelle intenzioni del club avrebbe dovuto puntellare un reparto che solo la stagione precedente aveva perso un difensore del calibro di Mancini (291 punti nella stagione 2019/20). Sappiamo tutti come è andata a finire. Nessuno quindi può interpretare le ragioni di una cessione e di un acquisto, perché non si conoscono le condizioni economiche dei club che hanno trattato, come non si conoscono i retroscena che hanno condizionato l’andamento delle trattative. Allo stesso modo lo storico (nel nostro caso l’Index) andrebbe utilizzato nella maniera corretta, ovvero, solo come indicatore generale per vedere se i rimpiazzi sono già all’altezza di coloro che sono chiamati a sostituire, o per capire quanto dovranno crescere per farlo. Nessuno può però determinare ora se questi giocatori risulteranno dei “crack” o dei “flop”. L’unica cosa che faremo qui su Corner quindi, è proporvi quindi a livello di Instat Index (storico) com’è cambiata la rosa dell’Atalanta, confidando nel valore di Gasperini ed il suo staff di farlo lievitare nel tempo. Nessun voto dunque, ma solo una semplice analisi.