Misura dei progressi e livellamento della forma: ecco perché nelle amichevoli il risultato non conta (oggi Juve-Atalanta)

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C on l’approssimarsi della prossima stagione, tutte le squadre professionistiche d’Europa hanno cominciato la girandola di amichevoli estive. Anche i nerazzurri agli ordini di Gasperini stanno completando (quella di oggi contro la Juventus sarà l’ultima) questa seria di test match, tra alti e bassi che sono la norma in questo periodo. Inutile ricordare che chi vince il cosiddetto “scudetto di cartone” (la squadra che si comporta meglio in questa serie di partite) quasi mai poi si conferma in campionato. In questi test match il risultato è l’ultima cosa che conta ed anche l’ultima cosa che interessa agli allenatori. Purtroppo però per quanto tutti, tifosi compresi, ne siano coscienti, si leggono continuamente commenti sui social dove si critica la prestazione della squadra o del singolo giocatore. Facciamo quindi chiarezza sul senso di queste partite e dopo che avremo cercato di riflettere a livello generale,  prenderemo come spunto la gara giocata sabato scorso al London Stadium contro il West Ham e persa dai nerazzurri di Gasperini per 2-0, della quale Instat ci ha fornito il report statistico. Durante il periodo di preparazione (che solitamente dura 5/6 settimane) le squadre hanno una maggiore concentrazione di allenamenti, che possono arrivare anche a due sessioni giornaliere. Allenamenti che oltretutto hanno una maggior intensità (carico). Questa situazione termina solitamente (ma dipende dall’impostazione specifica di ogni allenatore e staff) una settimana prima dell’inizio del campionato, dove la squadra torna ad allenarsi secondo le modalità della settimana tipo.