Napoli-Atalanta, match analysis. Il piano di Spalletti, la benzina finita e i cambi di Gasp: quanto incide, ancora, Ilicic

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N ell’inquadrare la sfida contro l’Atalanta, Luciano Spalletti aveva utilizzato queste parole: “L’Atalanta è un cliente scomodo perché è costruita bene. Guai a lasciargli l’iniziativa, loro sfruttano l’ampiezza del campo e chiudono bene l’azione nell’area di rigore. Bisogna quindi incanalare la sfida sui binari del possesso palla e della qualità dello stesso, perché sui duelli vincono loro. La differenza la farà come gestiremo la palla.” Proprio seguendo questo indirizzo tattico, il tecnico toscano si è affidato (anche per necessità) ad un centrocampo di palleggiatori, formato da Elmas, Lobotka e Zielinski. Tutta gente abile in palleggio, schierata con il compito di nascondere la palla ai giocatori di Gasperini. Le statistiche prepartita davano ragione sotto questo aspetto alla squadra biancazzurra. Il Napoli è infatti primo in A per tempo trascorso con la palla tra i piedi (58.8% del tempo di gioco, che saliva al 61.1% nelle partite disputate al Maradona). Di fronte il Napoli sì è trovato una delle formazioni più in forma di questo campionato. Una squadra che ha con ogni probabilità archiviato il suo periodo più problematico, e nelle ultime gare è tornata sopra le medie della passata stagione. Così alla fine, con una prova di forza ed in rimonta, la squadra di Gasperini è riuscita ad espugnare il campo della capolista ed ha inserirsi nel gruppetto delle ribattezzate “quattro sorelle”.