Road to Wembley, verso la finale: nei dati la crescita dell’Italia di Mancini e i lati deboli dell’Inghilterra

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L’ Italia di Mancini si è guadagnata il diritto di giocarsi questa sera la finale dell’Europeo nel tempio di Wembley. All’inizio di questa sua avventura, la nazionale azzurra aveva già stabilito diversi record e ricevuto diverse pacche sulle spalle dalla stampa, per il gioco brillante sin lì espresso. Nonostante questo, serpeggiava sempre uno scetticismo strisciante nei ragionamenti degli addetti ai lavori (compreso di chi scrive), per il fatto che la squadra di Mancini non avesse mai incontrato formazioni di alto livello. Anche se accompagnata nel suo cammino da un’ostentata fiducia mediatica, pochi o nessuno le accreditavano reali chance di successo. Per completare il processo che porta nell’Olimpo del calcio internazionale, alla squadra azzurra mancavano infatti i confronti e le vittorie contro le corazzate europee. Bisognava insomma testarne la forza contro le avversarie più forti. Un conto era infatti vincere 7-0 con San Marino, e un’altra cosa è trovarsi di fronte il Belgio di Lukaku e compagni, numero uno del ranking mondiale. Ebbene, la formazione guidata da Mancini alla fine ha saputo guadagnarsi il “reale” rispetto  di tutti. Il gruppo ha lavorato a testa bassa e con molta umiltà. Seppur priva di fenomeni, la squadra azzurra ha saputo fare gruppo. Ha espresso un ottimo gioco di squadra ed ha dato spettacolo quando è stato possibile farlo, così come ha saputo stringere i denti e soffrire quando l’avversario di turno ha preso il sopravvento. Saper resistere nei momenti critici è esattamente quello che serve per aumentare il proprio “livello di capacità” (“skills” direbbero gli inglesi) per arrivare in fondo a questo tipo di competizioni. Livello di crescita peraltro ampiamente dimostrato da tutte le statistiche riguardanti gli azzurri. Nelle partite che avevano preceduto questo europeo la squadra di Mancini era stata accreditata di 303 punti Instat Index (l’algoritmo che riduce ad un solo numero l’analisi di una massa “quasi infinita” di dati), mentre nel corso della competizione si è espressa su un livello medio di 323 punti.