Tra Verona e Atalanta brutta partita? «Merito» dell’intensità di entrambe. Ecco i dati che lo dimostrano

scheda. L’approfondimento di Gianluca Besana

Lettura 5 min.

L a partita contro il Verona ha sancito la terza vittoria consecutiva per l’Atalanta negli ultimi sette giorni. Due di queste sono arrivate in campionato, con i nerazzurri che si sono così riportati nei piani più nobili della classifica, a sole tre lunghezze di distanza dalla capolista Inter. La sfida del Bentegodi come peraltro capita sempre più spesso nelle partite di serie A, è stata una gara “maschia”, fatta di una serie infinita di duelli, senza una squadra a dominare il campo e dove a prevalere è stata la squadra che in un determinato lasso di tempo è riuscita a vincerne di più, o a conquistare più seconde palle, quando gli «uno contro uno» hanno generato degli spossessi. Sono stati molti i commenti nel post partita che hanno definito “brutta” la gara tra i nerazzurri ed i gialloblù. La verità è che quando due squadre alzano così tanto l’intensità (ovvero la capacità di ripetere nel tempo un gesto alla massima velocità) in fase di non possesso, come vedremo meglio dopo, quella che ne esce è solitamente una gara identica a quella a cui abbiamo assistito. È difatti complicato gestire la palla per più di qualche passaggio quando si è braccati da vicino dal proprio marcatore, e di conseguenza quando non si hanno linee di passaggio pulite da utilizzare quando si è in conduzione. La velocità di circolazione della palla aumenta, perché si cercano giocate di prima, ed ovviamente aumentano anche gli errori che influiscono sulla precisione dei passaggi (74% quelli completati dal Verona contro il 73% completati dall’Atalanta). È tipico di gare giocate in questo modo il fatto di allungare la palla sulle corsie laterali dopo una circolazione ridotta a soli tre/quattro scambi, ma così facendo non si fa altro che innescare un altro duello in un’altra zona del campo.