Zalewski esterno duttile, più attacco che difesa. Ecco perché il suo arrivo può essere una mossa utile all’Atalanta

scheda. L’approfondimento di Gianluca Besana

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C i sono giocatori che sulla fascia si limitano a svolgere il “compitino”, e altri che la vivono come uno spazio da attaccare, trasformandola in una corsia preferenziale per creare superiorità. Nicola Zalewski appartiene alla seconda categoria. Nato a Tivoli nel gennaio del 2002, cresciuto calcisticamente con la maglia della Roma, Zalewski è il classico calciatore moderno: piedi buoni, letture dinamiche, e una versatilità che oggi rappresenta più una condizione necessaria che un valore aggiunto. In pochi anni, da trequartista (nella primavera giallorossa) di istinto e dribbling si è adattato a giocare quasi ovunque lungo la corsia laterale, sia come quinto di centrocampo sia come esterno alto.

Un profilo versatile, cresciuto in un contesto che lo ha portato fin da subito a pensare il gioco in verticale e a muoversi in spazi stretti. Zalewski approda all’Atalanta al termine di un’operazione lampo, definita in meno di 48 ore. L’accordo, chiuso sulla base di 17 milioni di euro, è una scelta mirata: l’inserimento di un giocatore già pronto a coprire più ruoli lungo la corsia, in grado di agire sia a piede naturale che invertito, e che potrebbe facilitare la risoluzione dell’operazione Lookman, ormai diventata un nodo gestionale per il club dei Percassi. L’Atalanta si è portata a casa l’esterno di cui aveva bisogno, e l’Inter ora ha la liquidità per chiudere l’operazione in entrata per il nigeriano. Ma torniamo ora a focalizzarci sulle caratteristiche di Zalewski.