Anno 2002: arriva la Fiorentina e l’Atalanta del Vava esce dalla crisi. Per la Viola è l’inizio dell’inferno

storia. La storia di Dino Nikpalj

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E ra la squadra dei Vava-boys, quella che dopo un sorprendente campionato da neopromossa, all’inizio condotto pure in testa, chiude al 7° posto a tanto così dall’Europa. E che nella stagione 2001-2002 dopo un mercato da grande – sì, quello che aveva portato in nerazzurro Comandini&Saudati – manca il salto di qualità e vivacchiando conquista comunque una comoda salvezza. Ma a cavallo tra dicembre e gennaio qualcosina comincia a non funzionare: un secco 2-0 a Perugia per chiudere il 2000 e una sconfitta interna col Chievo ad aprire l’anno nuovo, una vittoria interna col Bologna sfumata in pieno recupero e un secco 3-0 a Torino completano la serie negativa e i giovani terribili di Vavassori si ritrovano a pochi punti dalla zona retrocessione. Dove c’è comunque chi sta peggio, molto peggio e decisamente peggio. All’ultima categoria appartiene decisamente il Venezia che ultimo è e ultimo rimane per tutta la stagione; alla prima Lecce, Brescia, Parma e Piacenza impegnate in una continua teoria di sorpassi e controsorpassi, a quella di mezzo una Fiorentina in piena crisi societaria e sportiva. L’Atalanta se ne sta appena sopra, a distanza relativa di sicurezza ma senza potersi permettere troppe distrazioni: e il solo punto conquistato nelle ultime 4 partite diventa così un chiaro campanello d’allarme. Nel match d’andata al “Franchi”, terza di campionato, i nerazzurri ancora a quota zero avevano incassato un’altra sconfitta: Rinaldi aveva ribattuto nel giro di 60 secondi al vantaggio viola di Nuno Gomes, poi era salito in cattedra Chiesa con una doppietta. Chiesa padre, ovviamente: Enrico, uno che ha castigato molte volte l’Atalanta, ma con uno stile decisamente differente dal figlio Federico. Da lì in avanti i toscani entrano però in una crisi senza fine: la squadra che solo pochi mesi prima ha vinto la Coppa Italia si scioglie come neve al sole e dopo un pareggio a Verona con il Chievo Roberto Mancini lascia la panchina. Gli subentra una vecchia conoscenza dell’Atalanta, in campo e in panchina, quell’Ottavio Bianchi che nella stagione 1981-82 l’ha riportata in B dopo solo un anno di purgatorio in terza serie. Alla prima partita a Firenze arriva l’Inter e la Viola riacciuffa il pari allo scadere con un goal di un brasiliano arrivato in prestito nel mercato autunnale proprio da Milano: qualcuno rivede in lui il possibile erede di Ronaldo il fenomeno, si chiama Adriano Leite Ribeiro, più noto come Adriano.