Atalanta, c’è Mou: ritratto di un allenatore (non più) tanto Special. I gesti, le parole, le vittorie. E a Bergamo, toccate ferro

storia.

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Z ero tituli. E zero vittorie a Bergamo dove finora ha portato a casa un punticino. Uno, one, e nemmeno tanto special. Premessa: siete autorizzati a fare tutti gli scongiuri del caso, lo scrivente medesimo questo incipit lo sta dettando in quando gli arti superiori sono impegnati a toccare qualsivoglia superficie ferrosa, ma finora Josè Mourinho a Bergamo non ha mai vinto. Mai. Due partite e un punticino solo, peraltro conquistato in tribuna visto che era squalificato e sostituito da Beppe Baresi, il che non gli ha comunque impedito di avere un faccia a faccia a distanza zero con un giornalista di una testata romana, tanto per non smentire il personaggio.

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Diciamola tutta e diciamola subito: Josè Mario dos Santos Mourinho Felix è un genio. Non tanto in panchina, dove ha sì vinto assai, ma comunque non più di altri illustri colleghi, quanto nella gestione dell’immagine e della costruzione del personaggio. Poi è chiaro che per gli interisti sia poco più di un mito: in due stagioni ha vinto due campionati, una Supercoppa italiana, una Coppa Italia e soprattutto quella Champions attesa da qualcosa come 45 anni. Normale che il “triplete” del 2010 sia indelebilmente stampato nei cuori dei nerazzurri di Milano. Premesso questo, l’uomo è abile come pochi ad attirare su di sé l’attenzione mediatica, dosando con attenzione vuoti (pochi) e pieni così da mettere in secondo piano alla bisogna eventuali insuccessi. Non pochi, in verità.