Atalanta, il prof. Caudano ha già perdonato Gasp per l’insufficienza di questo periodo. E ripartirebbe da lui

storia.

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C risi, profondissima crisi. Il professor Caudano, almeno fra sé, ama chiamare le cose col loro nome. E l’ennesima sconfitta interna subita dall’Atalanta contro il Verona è per lui certificazione di uno stato pressoché comatoso della squadra. Velleitaria davanti, fragile dietro, senza più nessuna delle caratteristiche che, per anni, l’hanno resa grande. Come disanimata. Crisi, dunque. Ma ogni crisi esige, per definizione, una via d’uscita. Il buon Elvio sa per dovere professionale da dove viene la parola: dal verbo greco krino, che vuole dire “distinguere”, “giudicare”. E, per i Greci, la krisis era la “scelta”, la “decisione”, perfino la fase decisiva di una malattia. Sorride amaro, Elvio. È venerdì mattina, ha un’ora libera. La fase decisiva di una malattia… Ci siamo dentro in pieno, pensa Caudano. Doveva succedere prima o poi. Giocattolo rotto, fine ciclo? Metafore abusate. E neanche “fase acuta di una malattia” è molto originale. Ma rende l’idea, oltre a essere etimologicamente autorizzata. Malattia piuttosto fastidiosa. Da quel maledetto, gelido 0-0 di Genova sotto Natale. Con Zapata che si infortuna. E a precipizio tutto il resto. Risaputo. Il buon Elvio indugia ai tavoloni del corridoio e ripercorre il rosario dei guai degli ultimi mesi. Il mercato sbagliato. Gli arrivi mancati e le partenze affrettate. Lo staff medico alterato. I tanti torti subiti e gli arbitri irritati da troppe e anche scomposte proteste (sono casta, non casti, celia fra sé il professore). Lo interrompe una bidella.