Atalanta, il ritorno del Gasp a Salerno: quel 90/91 thriller in Serie B, il gol del sogno salvezza, lo spareggio triste

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A Salerno, per l’ultima stagione nel calcio che conta. Dopo 5 anni in quel Pescara che da capitano aveva portato in serie A, togliendosi pure lo sfizio di conquistare una salvezza, la sola nella storia degli abruzzesi, e giocare a fianco di Junior e quel matto di Sliskovic. Tutto sotto la regia di un altro tipino decisamente sopra le righe, Giovanni Galeone. L’ultima stagione sulle rive dell’Adriatico si era conclusa con una tranquilla salvezza tra i cadetti, con alla guida due pezzi di Atalanta passata e futura, Ilario Castagner prima e Edy Reja poi. Gian Piero Gasperini in quell’estate 1990, quella delle notti magiche del Mondiale, aveva 32 anni e una carriera quasi agli sgoccioli. La chiamata di quella Salernitana tornata in B dopo qualcosa come 23 anni era decisamente interessante, anche per lui che prima di passare alla Pistoiese e quindi al Pescara aveva indossato la maglia degli arcirivali della Cavese che in B avevano fatto una fugace apparizione tra il 1982 e il 1984: due soli campionati, ma comunque sufficienti a far salire la pressione ai rivali del capoluogo, in una provincia dove tra Salernitana, Cavese, Paganese, Nocerina e Battipagliese la parola derby assume un significato allargato e soprattutto perenne. A Salerno ne avevano dovuti buttare giù di bocconi amari: prima la promozione in B della Nocerina nel 1978 che comunque resiste tra i cadetti meno che un gatto in tangenziale, poi quella Cavese che al primo anno si toglie lo sfizio persino di espugnare San Siro 2-1. Il tabellone di quella vittoria esterna con il Milan con le reti di Tivelli e Di Michele da un lato e “squalo” Jordan dall’altro è ancora impresso nella mente di tutti i tifosi di Cava dei Tirreni, e pazienza se al tirar delle somme il sogno della B era durato solo due stagioni: nella seconda in campo con i biancoblu c’era pure Gasperini che non era però riuscito nell’impresa di salvarli dalla C1.