Atalanta-Juventus è stata anche la favola dell’antidivo Codogno: dalla C (e ritorno) per fermare Paolo Rossi

storia. La storia di Dino Nikpalj

Lettura 5 min.

G ianmaria Gazzaniga, uno più lombardo del panettone e della cassola, inviato sportivo di punta de “Il Giorno”, con una delle sue tradizionali iperboli l’aveva definito come “un tipo strano che veste casual, ha la barba lunga, ì calzoncini all’inglese che gli arrivano quasi al ginocchio. Ma quando parte esprime ed esplode grinta spaventosa. A questa specie dì unno delle valli cìrcostanti il pubblico dì Bergamo ha giustamente dedicato alla fine l’applauso più lungo e caloroso”. Al termine di un’Atalanta-Juventus del gennaio 1985 tutta da ricordare per Maurizio Codogno, classe 1954, da Brembate di Sopra. Una lunga carriera tra C e B e poi la sliding door. Campionato 1981-82 di C1, Codogno dopo anni tra i cadetti con la maglia della Ternana passa al Modena nel girone A, lo stesso dove finisce l’Atalanta fresca di clamorosa retrocessione. Gli emiliani si rivelano un osso duro e sono gli ultimi a mollare: se nella prima parte del torneo sono Padova e Vicenza a fare il passo, con Atalanta e Monza a ruota, nella seconda i canarini si rivelano l’avversario più ostico. In panchina c’è un futuro mister nerazzurro, Bruno Giorgi, nella rosa bomber di categoria come Rabitti e Scarpa, vecchie volpi tipo capitan Cresci o il mai esploso Tosetto (il Keegan della Brianza, come l’aveva battezzato Liedholm al Milan), l’ex nerazzurro Vernacchia, il giovane Poli, Codogno e Agostinelli. Per tre quarti di campionato è un testa a testa, fino al big match del 4 aprile 1982 al Comunale, con l’Atalanta di Ottavio Bianchi in testa con 39 punti (reduce dal famoso 2-2 delle lumache in quel di Empoli), Modena e Monza a 37. E gli emiliani ancora imbattuti, unica squadra tra i professionisti. Se l’Atalanta vince mette più di un’ipoteca sulla B e invece a inizio ripresa incassa la rete di Scarpa che vuol dire aggancio. Sullo stadio, pieno come un uovo, cala il gelo. E dura fino al 90° quando Magnocavallo riceve palla al limite dell’area e mentre tutti gli urlano di tirare lui entra dritto per dritto a cercare il contatto, e lo trova. Rigore: sul dischetto Mutti piazza la rete del pareggio che mantiene le distanze immutate. A fine campionato gli emiliani si piazzano terzi a 3 punti dall’Atalanta e a solo 2 dal Monza, a ottobre di quello successivo imbastiscono un mega scambio sull’asse Modena-Bergamo: in gialloblu finiscono De Bernardi, Osellame&Tavarilli (arrivati insieme in estate e insieme ripartiti in autunno) più il giovane Bettinelli, in nerazzurro il folletto Agostinelli e Codogno. Nato sì in provincia di Bergamo ma cresciuto fin da piccolo a Vercelli, la sua carriera da stopper vecchio stampo la fa tutta in Piemonte prima di andarsene in quel di Terni. Bergamasco sì, ma solo di nascita, insomma: eppure appena arrivato in nerazzurro la sua prima dichiarazione è “ho coronato un sogno”. E non sono frasi fatte.